Il TUFFIsta è generalmente di sesso maschile.
Non che ne manchino del genere opposto, ma tendenzialmente le donne fanno più fatica nel mostrare certe prodezze.
Il TUFFIsta varia per spirito e performance, a seconda delle fasi della vita, pertanto insieme ne vaglieremo dei campioni (CAMPIONI).
TUFFIsta dai 6 ai 14 anni ( anche molte ragazze, a questa età, praticano con agilità e stile questo sport): sono comandati dall’instancabile furia giovanile e dalla assoluta noncuranza rispetto ad ogni genere di pericolo, pertanto si tuffano dallo spuntone di roccia più alto in modalità da difficoltà sempre crescente ( bomba, a testa, carpiato, con avvitamento, a spada, a fantasia, ad allegoria e “a muzzo”) raggiungendo anche il numero di trenta tuffi in un’ora, durante i quali riportano escoriazioni, lussazioni e lividi nonostante i quali ostentano ancora forza e capacità motorie.
TUFFIsta dai 15 ai 25 anni: anche costoro sono arditi e spericolati ma mantengono un certo contegno.
Li vedi inerpicarsi tra le rocce in silenzio, raggiungere il presidio e lanciarsi nell’accanito tentativo di entrare in acqua producendo non più di due schizzi.
I prodi di questa età non hanno la verve dei più giovani e dopo un poco manifestano segni di cedimento.
Al tuffo, ad un tratto, preferiscono il panino con frittata.
TUFFIsta dai venticinque ai cinquant’anni: in costoro si registra una improvvisa inversione di tendenza rispetto alla fascia di mezzo.
Il tuffo ritorna ad essere imprudente, coatto, rocambolesco, furioso e SCHIZZANTE.
Tanto meno il fisico è prestante (e ve lo dico per esperienza personale) tanto più è l’accanimento rispetto alla performance che, in questi casi, non punta necessariamente allo stile ma alla temerarietà e al plauso sonnacchioso degli amici astanti.
Peggiore è il tuffo, più alta è la gloria.
L’arrossamento di certe panciate, affrontate con sapiente inettitudine, è cosa da mostrare con fierezza.
Campioni non si nasce. si diventa.
Foto di Burt Kerswell