Il cartello da anni recita “Da Francesca ortaggi e frutta”.
Ma Francesca non c’è più da un bel pezzo, ma il cartello non era stato rimosso perché’ lo aveva deciso il cuore insieme a chissà quante altre ragioni.
Insomma, se Giovanni non aveva rimosso quella insegna doveva essere stato in nome di qualcosa che attiene al profondo della natura umana e delle sue relazioni.
Chiamatelo amore se volete.
A me piacciono di più le parole stima e affetto.
Giovanni magro e ossuto, che alza una saracinesca, capita più spesso che lo faccia nel pomeriggio.
Al mattino deve andare nei suoi campi a raccogliere ortaggi e frutta del momento.
Giovanni con una saracinesca alzata: la gente ferma l’auto e scende e lui è lì sull’uscio, sorridente e allegro.
Non risparmia mai un complimento ad una donna, ma da gentiluomo sempre.
E con un inchino.
La vita gli è pesata, ma a tratti era come se non gli pesasse affatto.
Ti fa entrare in quel suo magazzino e fosse per lui ti farebbe assaggiare tutto: l’acino dal graspo, il fico secco tenuto insieme all’alloro, e “mangiati questo seccagno e dimmi se non è di sole che sa”, e “un goccetto del mio passito non devi assaggiarlo? Lo sai che mi offendo”.
Tutto il comprato riposto dentro un unico sacchetto.
“Giovanni ma l’hai pesata la roba che ho preso?”.
Nessuna risposta, solo un movimento della mano che sta a significare “ma che importanza ha!?”.
La tariffa è pressoché’ unica: cinque euro.
Quante volte abbiamo detto alla gente: “Andate a comprare i mazzi di origano da Francesca, anzi no, da Giovanni. Francesca se n’è andata, ma resta lui.
Imboccate una stradina a destra, quella prima di arrivare alla chiesa di Rekhale, fatti pochi metri e troverete una casa con una saracinesca alzata.
Lì c’è Giovanni.
Fatemi una cortesia, se ci andate, salutamelo. Va bene?”.
Lì Giovanni c’era, perdonatemi.
Lo saluto adesso io, per tutti noi.
Foto di Giovanni Matta