Appena sveglia.
Alzo la schiena e sono al centro del letto e alla mia destra ho una finestra grande.
Istintivamente ogni mattina, durante i miei mesi a Pantelleria, la prima cosa che faccio è guardare attraverso quella finestra spalancata.
Protetta unicamente da una grande zanzariera si apre immediatamente al mondo pantesco.
Difficile è capire esattamente che tempo c’è.
Il dammuso è fresco.
La notte la temperatura cala e ti assicura comunque sonni tranquilli.
L’unica cosa che vedo con chiarezza è una bella porzione di mare e di cielo.
Per capire come sarà la giornata mi spetta alzarmi dal letto e fare un giro intorno alla casa.
Guardare a nord e a sud e testare la temperatura fuori dal Dammuso.
Nei miei ultimi giorni di questa stagione a Pantelleria una mattina appena sveglia ho sollevato la mia schiena dal letto e puntato gli occhi attraverso quel gigantesco oblò rettangolare e ho intravisto una barca, una nave, un natante (era troppo lontano) bianco che non ho capito se poggiasse sul mare o fosse fermo in cielo.
I due celesti non si interrompevano, si baciavano così appassionatamente da rappresentare una fusione molto simile a quella di due corpi contorti nei piaceri dell’amore.
Benché riluttante non ho resistito alla tentazione di alzarmi dal letto per ampliare il mio spazio visivo.
Ci sono volute un paio di ore prima che io realizzassi a quale porzione di universo appartenesse l’oggetto fluttuante nel blu.
E ormai non me ne importava più quasi niente perché la magia l’avevo assaporata attimo per attimo come il caffè lungo dentro la mia tazza.