L’incanto di un duetto di upupe: un pomeriggio di connessione con la natura a Pantelleria

L’incanto di un duetto di upupe: un pomeriggio di connessione con la natura a Pantelleria

Pomeriggio caldo.
Sotto il cannizzo fa ombra e arriva qualche alito di vento.
Mi metto a lavorare fuori.
Non ho voglia di ascoltare musica.
Scelgo il silenzio.

Ma mentre sono lì, concentrata sulla tastiera, incanalata nel racconto di Pantelleria che evoca e rievoca qualcosa arriva al mio orecchio e lo cattura immediatamente e in via definitiva.

È un dialogo fitto: è il suono di un’upupa da destra alla quale risponde un’altra, più distante da me, da sinistra.
Inutile dire che la mia concentrazione si è immediatamente spostata dal foglio elettronico al suono degli uccelli.
Partiva il canto da destra e più breve rispondeva il suono da sinistra.
Uno più ciarliero e l’altro certamente più pigro o stanco o accaldato.
Così per una buona mezz’ora.
Mentre io immobile ascoltavo il duetto stereofonico come si trattasse dell’ “epifania” di una natura che partecipa alla vita del pianeta.

Chissà cosa si saranno detti i due nella loro lunga conversazione, quando è terminata mi sono accorta che il pc era caldo come una teiera e mancava poco che anche lui cominciasse a fischiare.

Sono tornata dentro casa.
Ci si perde talvolta e, quando accade, capita che sia una gran fortuna.

Foto di Claudia Picciotto

 
 
 

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