Pantelleria è un’isola coraggiosa.
Forse più di lei lo è chi la abita o l’ha abitata.
Coraggiosi sono stati coloro che l’hanno scelta come “casa”, ma i più valorosi sono le persone che ne hanno difeso la bellezza e le virtù.
Pantelleria avrebbe potuto difendersi da sola, non le mancano gli attributi.
Bella ed estrema non si presta a quella che oggi viene definita (con una parola che non mi fa alcuna simpatia) ad una gentrificazione di massa.
Pantelleria è “sfida e lusinga”.
Ma negli anni è stato anche necessario proteggerla.
E i panteschi hanno scelto, di certo, cosa non avrebbero voluto.
Il turismo di massa non faceva il paio né col territorio né con i suoi abitanti.
Da questo ne sono derivate scelte più o meno plaudite come il fatto che a Pantelleria non esiste un camping né si può fare campeggio selvaggio, anche le strutture alberghiere sono in numero e misura contenuta, la capitaneria di porto svolge un lavoro di buona sorveglianza nella zona costiera e l’intera isola non ha mai lavorato particolarmente sulla vita notturna come attrazione per vacanzieri all’arrembaggio.
Certo questo ha precluso una serie di operazioni turistiche e commerciali, ma al contempo ha fatto sì che, in una certa misura, il territorio fosse preservato da orde di turisti mordi e fuggi.
Per affittare un’auto o uno scooter a Pantelleria devi avere almeno venticinque anni, se sei tra i 21 e i 25 ti verrà richiesta una polizza casco.
Questo perché le strade dell’isola sono piccole e impervie e chi guida deve sapersi destreggiare dentro il dedalo di viuzze e trazzere che, per molta parte, sono il fascino di questo enorme costone lavico in mezzo al mare.
La costituzione del Parco, nato prima come Parco Regionale e soltanto nel 2016 divenuto Parco Nazionale (per altro è a tutt’oggi l’ultimo Parco istituito in Italia) ha ulteriormente posto le condizioni per un controllo del territorio ancora più marcato.
Sia ben chiaro che tutto questo non fa di Pantelleria, come molti sono portati a credere, un’isola di élite.
Tutt’altro.
Chi viene in visita sa solo che non troverà una sfrenata movida ma alcuni bei locali nei quali trascorrere al fresco piacevoli serate, sa anche che l’assenza di spiagge(che non sempre rende il mare agevole) consente a chi non ama la “pazza folla” di trovarsi un posticino calmo e riservato tutto per sé.
Sa pure che l’isola è fatta di più possibilità e più modi di essere vissuta: tra collina, montagna, lago e mare in ottantaquattro chilometri quadrati hai soltanto una difficoltà, che è quella della scelta.
E mi tocca sfatare un altro falso mito, Pantelleria non è un’isola costosa.
Certamente la vacanza agostana è un salasso ovunque si vada.
Ma il nostro “Roccione” (non Riccione) consente affitti a prezzi contenuti e se non si pretende il ristorante ogni giorno e si risiede in un dammuso si possono organizzare cene a casa davanti a panorami da urlo.
E pranzetti gustosi in riva al mare.
Inoltre molti bar sono dotati di “tavoli sociali” e lo scoglio in condivisione sono opportunità di incontri e possibilità di chiacchiera e scambio.
Insomma, la faccio breve.
Pantelleria è soltanto un’isola che attende di farsi scegliere.
Non cammina col naso in su ma, al limite, ha una proboscide di roccia china fin dentro gli abissi.