È solo una foto.
È SOLO UNA FOTO?
Non è semplicemente il risultato di una immagine percepita da un occhio e catturata da un clic.
È il risultato di una visione che, sebbene abituata alla bellezza di Pantelleria, riesce ancora a coglierne la pienezza e il “movimento”.
Vi sembra questa una foto statica?
Io riesco a respirare l’aria frizzante, sento il profumo dell’erba umida, il calore del sole che viene e che va.
Pantelleria.
Per chi non la conoscesse ha ottantaquattro chilometri quadrati di suolo.
Dista dall’Africa appena trentotto miglia nautiche, è più vicina a quel continente che al nostro.
E io credo che chi non la conosce possa difficilmente immaginare quanto questa isola sia distante dal “nostro” mondo come dalla Tunisia, sia in termini di vita che in termini paesaggistici.
Pantelleria.
È tutto il verde che conosco.
È il sentiero che sale, torcendosi come una biscia, lungo una via che porta in cima ad una Montagna.
È un percorso, che procede veloce e sicuro (in una discesa fatta di sabbia, balzelli, ciottoli e aguzze scaglie di ossidiana) verso il mare.
È il riccio attaccato allo scoglio, la patella che viene battuta dall’onda, il granchio che fa capolino nella roccia, è la bavosa che si rintana nel buco non appena il tuo piede entra nella pozza.
Pantelleria.
È quel verde a scontornare i muretti a secco.
È quella montagna laggiù (proprio quella che vedete in foto), quella che sembra contesa tra terra cielo e mare.
È un’isola a colori.
Troneggia, enfatica, affondata dentro il canale di Sicilia.
Sembra stia lì a guardare passare le correnti.
Sembra sia ferma e intenta ad ascoltare il sibilo del vento.
Sembra tutto quello che osiamo immaginare.
A me sembra che pochi la conoscano veramente, me compresa.
Ancora di più io penso che pochissimi l’abbiano capita.
Chi ama ancora sorprendersi venga a sporgersi dai terrazzamenti di quest’isola, venga a respirare gli odori di Pantelleria.
Sarà lei a dirvi dove, come e quando.
Sono secoli che fa da guida a se stessa.
La foto è di Barbara Monteleone