Affittare un dammuso a Pantelleria: quando la casa diventa emozione

Affittare un dammuso a Pantelleria: quando la casa diventa emozione

Affittare un dammuso può sembrare, a prima vista, una scelta pragmatica: generare un reddito, valorizzare un investimento. Ma dietro ogni chiave consegnata, dietro ogni soggiorno concesso, si cela una storia che va molto più in profondità. Perché nessuno può affittare un dammuso se prima non ha fatto una scelta d’amore.

Possedere un dammuso significa aver vissuto un’epifania: essere approdati su Pantelleria, magari per caso, e aver sentito un richiamo sottile, potente. È tornare, ancora e ancora, finché non si è certi che questa isola nera e selvaggia è diventata parte di sé. È decidere che sì, proprio qui, e non altrove, ci sarebbe stata una casa.

E a Pantelleria, casa fa rima con dammuso.

Una volta trovato quello giusto – o forse è lui a trovare te – lo si veste come fosse un’estensione del proprio essere. Si sceglie dove cadrà la luce la mattina, si ascolta il vento per capire da che parte spira all’alba, si contano i passi tra il terrazzo e il giardino. Si sistemano libri, amache, pietre e pensieri. E poco a poco, ogni dettaglio prende il suo posto, dentro e fuori, fino a diventare casa nel senso più pieno del termine.

Poi, un giorno, decidi di affittarlo.

A volte per necessità, a volte per desiderio di condivisione. Ma in ogni caso è un gesto che va oltre il semplice guadagno. È un atto di fiducia, quasi di generosità: come prestare il tuo abito preferito, quello cucito su misura, a uno sconosciuto. Un dammuso è questo: una dimora che ti è stata cucita addosso, pietra dopo pietra, emozione dopo emozione.

Affittarlo è come offrire a qualcuno la possibilità di vivere la tua esperienza, anche solo per qualche giorno. È tentare l’impossibile: dare in prestito le emozioni. Ma qui, su quest’isola sospesa tra vento e lava, nulla è davvero impossibile.

 
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