La tesi più accreditata è che il nome Pantelleria venga dal bizantino Patellaria, un piatto concavo utilizzato per la produzione del sale.
Probabilmente le fu assegnato questo nome perché questa era la forma che appariva ai naviganti giunti da lontano.
Piatto e sale sono due parole “amiche”.
Troppo gusto c’è, in Sicilia, nel mangiare e moltissima voglia di condividere un piatto, porgerlo ad un commensale e farlo diventare un nostro congiunto attraverso la condivisione del cibo.
Penso sempre che le parole siano importanti e quando afferiscono al nome di un luogo, il cui battesimo risale ad un un tempo che si è perduto, questo nome ne rivela l’identità e questa volta anche il sapore e la funzione.
Per chi a Pantelleria siederà ad una tavola a gustare una pietanza, per chi tra uno scoglio battuto dalle onde accenderà il suo sapore raccogliendo, uno ad uno, dei fili di alga chiamati “spaghetti di mare” per portarli direttamente alla bocca, per chi dal largo, arrivando su una nave, riuscirà ad immaginare o credere che Pantelleria sia un piatto invitante.
Per tutti loro e per chi ancora non ha pensato che un piatto, del sale, un coccio di pomodoro e una buona compagnia possano essere il “favore” che la Natura ci rende al soffiare o al calare dei venti di quest’isola, a tutti voi invito a venire a fare un assaggio su questo enorme vassoio.
Un solo consiglio, siate parsimoniosi con questa terra, lasciate a lei le parole per dirvi grazie.
Foto di Giovanni Matta