Quando soffia il Maestrale a Pantelleria è come se questa isola si trasformasse.
Il suo respiro diventa più forte e potente e, per quanto turbolento sia questo vento, è impossibile resistere al desiderio di farti scompigliare capelli e idee.
Sia ieri che oggi sono stata in giro per l’isola in moto e ho, disperatamente, cercato di indossare il casco.
Ma per quanto lo stringessi, tra l’aria che mi veniva incontro e il Maestrale pazzo che girava da tutti i lati, ho dovuto posare il casco (ché altrimenti mi avrebbe decapitata) e continuare le mie ronde senza.
Ed è stata fortuna e gioia se non mi sono massacrata, spostata dal vento o da sassi precari, sulle varie trazzere che ho percorso.
Ma tra polvere e soffioni che sfilavano davanti i miei occhi, mentre lacrimavo per gli uni o per gli altri, ho pensato che il Maestrale è un vento rivoluzionario e che Pantelleria gioca al suo gioco.
Quanto al resto soltanto la fortuna ha voluto che non incontrassi i carabinieri, che la favola sarebbe finita in una multa da piangere.
Ma da piangere davvero, al di là della polvere e della rivoluzione.
Foto di Seth Schwiet