Pantelleria ha una storia culinaria simile a quella di molte altre isole siciliane.
Il paradosso è tutto dentro ad una verità che sembra inverosimile: atolli di varia grandezza che hanno vissuto più dei frutti della terra che di quelli del mare. Basti pensare che, fino ai primi del ‘900, i terreni in riva al mare venivano ereditati dalle donne, in quanto infruttuosi; agli uomini, invece, andavano quelli coltivabili e interni all’isola, da cui si sarebbe potuto trarre un profitto. I “ciatti”, con questo dispregiativo venivano chiamati i terreni costieri, divennero in seguito preda succulenta per chi di questa isola ha fatto il proprio paradiso terrestre estivo. Sparigliando le carte dell’economia domestica isolana.
E sebbene la storia di Pantelleria, soprattutto alle sue origini, sia popolata di navigatori e gente che viveva sul ciglio di costoni, a diretto contatto col mare, ossia i fenici, gli abitanti di questo rigogliosa roccia, da sempre, hanno prediletto zappare piuttosto che pescare (tranne piccoli borghi come Gadir che di mare hanno sempre vissuto).
I piatti tipici di Pantelleria: la cucina pantesca
Ci vuol poco a sfatare le credenze di chi immagina pescherecci a gogò, quando in verità molto del pesce che arriva sull’isola proviene dalle coste del trapanese.
Tra i pochi piatti tipici panteschi di mare della tradizione, fra tutte, emerge la pasta con le patelle, queste ultime facili da reperire, perché appiccicate su ogni scoglio dell’isola.
Oggi, purtroppo o per fortuna, sempre meno in voga perché le patelle si nascondono dai divoratori seriali. Così come la pasta con i ricci, prelibatezza dell’isola, ma impossibile da gustare nel periodo che va da aprile a novembre per un sacrosanto fermo biologico.
Ma, in verità, la cucina a base di pesce è arrivata coi turisti, ha una storia giovane e i cuochi che cambiano ad ogni stagione ne hanno contaminato la breve evoluzione Il luogo sarebbe di quelli propizi, ma i piatti tipici di Pantelleria attingono più dagli orti che dai porti. A cominciare dalla “Sciakisciuka”, ricetta che attraversa i settanta chilometri di mare che separano questa terra dalla Tunisia, chiamata anche “caponata pantesca”: patate, zucchine, cipolle, pomodori, melanzane e uova sode. A differenza della tradizionale caponata siciliana, non ha il caratteristico agrodolce, ma l’origano e le zucchine pantesche fanno di questo piatto una delizia da accompagnare col croccante pane dell’isola.
Simile, ma senza l’uovo e con l’aggiunta del peperone e dell’aglio, la “Cuccurumma”, una ratatouille in padella piena di tutti gli ortaggi faticosamente cresciuti su questa isola povera di acqua. Il cappero, storico prodotto tipico di Pantelleria, la fa da padrone. Minuscolo, troneggia nell’insalata pantesca, tra patate bollite e cipolla rossa. Un pesce, ogni tanto, fa capolino: potrebbero essere uno sgombro, un’occhiata o del polpo. E l’origano che cosparge la pietanza, cresciuto spontaneo tra una siepe ed un’altra, ha una fragranza delicatissima e il suo cespuglio, appeso a testa in giù, decora l’esterno di ogni abitazione
Un pranzo degno vuole il raviolo “amaro”, farcito di ricotta vaccina e menta fresca, con la salsa di pomodoro stesa abbondante sopra e con due foglie di basilico in bellavista.
Ma ad una buona tavola non può mancare uno spaghetto lungo con l’“ammogghiu”: un pesto fatto con pomodoro crudo, olio di oliva, aglio, peperoncino e basilico. Ottimo anche da spalmare sul pesce o le carni lessate. Mentre le braciole, involtini di carne ripieni, sfrigolano sul fuoco vivo.
Il cous cous, preparato con il pescato del giorno e con gli immancabili ortaggi panteschi, è stato a lungo incocciato dalle donne, che da ore lavorano alla preparazione dei ravioli dolci e dei baci panteschi.
I dolci, per l’appunto, chiudono il lungo pranzo e sarà il “Bacio” (delicato come quelli dati in punta di labbra) con la sua leggerissima pastella fritta ed una soffice ricotta che si spalma sulla lingua per essere “lavata” e assorbita da un sorso di Passito.
Oppure i “mustacciuoli” che, imbibiti nel dolce vino isolano, fanno da dessert e digestivo.
O i ravioli fritti, spolverati di zucchero, con l’interno ancora bollente di ricotta e qualche goccia di cioccolata nera appena squagliata.
Dove mangiare sull’isola: i ristoranti di Pantelleria
Ad ogni ristorante va data una medaglia al merito: qualcuno la conquista con la cotoletta pantesca fritta con mollica un po’ grossolana e condita dei migliori aromi che l’isola offre, altri col cous cous di verdure e pesce, altri ancora con il pesciolino fritto croccante, detto “ritunno”, innaffiato di limone, oppure, e sono tanti, fanno godere i palati col coniglio alla pantesca, ricco di aromi e dal delicato agrodolce.
È impossibile assegnare una o più stelle di gradimento ai ristoranti di cui l’isola è piena, il consiglio è quello di sceglierli in base al paesaggio, al mare che guardano, al vigneto su cui affacciano o al giardino che abitano. Per conoscerli tutti, vi basterà alloggiare in uno dei nostri dammusi e provarne uno diverso ogni sera!
E se volete conoscerne i prezzi, possiamo solo dirvi che la forbice va da 0 euro, per chi decide di provare a cucinare queste delizie a casa propria, a tutto ciò che il vostro conto in banca permette.
Ogni palato ha un prezzo e non sempre il più costoso è quello più raffinato.