Pantelleria è un’isola fatta di odori, un luogo nel quale sei costretto, in un modo o in un altro, a fare fatica. Probabilmente dovrai affrontare una gradevole scarpinata anche qualora tu volessi andare al mare solo per sostare su uno scoglio. Arrivati e immersi i piedi nell’acqua, è un attimo, e la voglia di una nuotata diventa impellente. É in questo modo che Pantelleria costringe il corpo ad un naturale risveglio. Di tutti i sensi e in tutti i sensi.
Evidentemente, tra profumi, movimento, relax e – talvolta – anche ottima compagnia, il rituale che è di prassi è il “convivio”. Una tavola, lunga o corta (ma che importanza ha!), attorno alla quale sedere e mangiare del buon cibo. Bruci energia e mangiare diventa un irrinunciabile piacere.
A tal proposito, Pantelleria ha un buon numero di ristoranti, ciascuno con il suo piatto forte: dall’antipasto al dolce, fino alla vista su un tramonto o sulla verdeggiante valle fatta di filari di viti. Perché sull’isola troverete una “cucina” pronta ad ospitarvi sia nel piccolo borgo che ai piedi di una collina, oppure affacciata al mare o nascosta dietro gli alberi, in riva ad un lago o ai piedi di una montagna. E a ciascuno di questi posti appartiene qualcosa di diverso.
I menu non si raccontano, non si votano, non si leggono soltanto, bensì vanno testati insieme all’ospitalità dell’oste e pasteggiando un buon vino.
Ma a Pantelleria puoi anche decidere di fare da te. D’altronde, andare al ristorante tutti i giorni corrisponde ad un discreto impegno economico. Ma esiste anche la bellezza del cucinare nel proprio dammuso, fatto ritorno dal mare e dopo una rinfrescante doccia.
Calice di vino al fianco e fuoco ai fornelli. L’importante è decidere al mattino il menu della sera.
(A quello del pranzo non si pensa granché perché spesso è un panino, della frutta, del pomodoro, una leggera insalata e dei crackers in riva al mare). É la sera il piatto forte.
Appena svegli, dunque, si monta su un’idea di ciò che si vorrebbe sulla propria tavola per cena. Ma non è facile programmare un menu su quest’isola. Per lo meno, ci si può anche provare, ma non è detto che arrivati al supermercato si trovi tutto il necessario. È indispensabile sapersi adattare, amare l’improvvisazione, decidere per un ingrediente anziché un altro.
Se vivi vicino al paese (Pantelleria è il paese) magari hai più chance di trovare l’occorrente, ma se abiti vicino ai centri più piccoli, e non hai voglia di fare troppi chilometri, allora è necessario imparare a “fare di necessità virtù“. E se avevi pensato che il piatto della sera sarebbe stato una minestra di vongole e fiori di zucca può darsi che, invece, tu possa ritrovarti a cucinare deliziosi tagliolini con vongole e fagioli bianchi.
Oppure al mattino ti sei svegliato pensando a fresche spigole da fare alla brace ma, arrivato in paese, in pescheria trovi delle sarde occhieggianti, allora la prima idea che può venirti in mente e quella di pulirle, aprirle e friggerle nell’olio caldo. Le mangerai prendendole una ad una con la punta delle dita, assaporandone la fragranza mista al sapore del mare.
A proposito, se cerchi del pesce è bene andare molto presto in paese, ma così è in generale anche per gli ortaggi o la frutta. Prima ti svegli, prima “peschi” il meglio. Niente è dato per scontato in questo luogo. Il pescatore, quello che disincaglia l’amo dalla murena, lo si può incontrare solo a Gadir.
Di pescatori solitari che estraggono il pesce dalle reti, soprattutto in alta stagione, è davvero difficile incontrarne.
Pantelleria è terra e mare. E non sarò certo io a deciderne le proporzioni. È un’isola unica anche per questo, perché a qualsiasi programma ne puoi aggiungere o sostituire un altro. E questo vale per ogni cosa.
Così, dopo una sorprendente cena, può anche accadere che stanco, distrutto, felicemente affaticato da una giornata densa di programmi, durante la quale hai anche agognato il tuo letto per il sonno notturno, tu possa, invece, risvegliarti il mattino seguente e scoprire che hai inopinatamente dormito sull’amaca del patio.
Foto di Giovanni Matta