A Pantelleria, tra meraviglia e stupore

A Pantelleria, tra meraviglia e stupore

Il visitatore di Pantelleria, il più sprovveduto è esattamente quello che, nella maggior parte dei casi, dà maggiore soddisfazione.
Arriva a Pantelleria con uno spirito “vergine” e non sa né cosa sta cercando né, tantomeno, sa cosa aspettarsi.
Arriva con gli occhi sgranati e lo vedi trasudare insicurezza e incredulità.
Che arrivi dal cielo o dal mare, per certi aspetti, è come se atterrasse un extraterrestre.

Tra meraviglia e stupore.
C’è gente che approda da oltreoceano seguendo rotte fortuite, approssimative, sconosciute.
Talvolta è la curiosità che li fa scegliere altre volte è un dito puntato (giuro che accade, soprattutto agli stranieri) su una cartina che tocca un punto minuscolo in uno spazio troppo grande perché non si possa pensare alla scelta bizzarra del destino.
Arrivano e non sanno nemmeno cosa domandare, dove riporre la loro curiosità.
Manifestano, con un’innocenza puerile, la loro totale inconsapevolezza rispetto al luogo in cui si trovano.

Poi, giorno dopo giorno, li incontri.
E tra meraviglia e stupori scopri che lentamente, e con una padronanza che non gli avresti attribuito, raccontano cosa hanno visto o scoperto.
E resti incredula, basita, della bellezza che gli è passata tra occhi e sentimento, tra fantasticheria e coraggio.
Li guardi con l’ammirazione con cui si guarda un esploratore di mondi ignoti.
Come se quel posto fosse anche a te sconosciuto.

Emerge quella sorpresa che induce a riscoprire, di nuovo e di nuovo, questa Pantelleria (isola di terra e di mare) che, nel frattempo, dalla lunga proboscide che affonda nel mare “dietro l’isola”, barrisce tronfia di gaudio e orgoglio “lavico”, atavico e enfatico.

Foto di Giovanni Matta

 
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