E che sia per tutti un Buon San Valentino, da Pantelleria con amore e con una pala di Fico d’India.
Possiamo dirlo che la foto non è scelta a caso? L’immagine è fortemente evocativa e narrativa.
Esaminiamo insieme i due punti di vista e l’insieme grafico e metaforico.
Trattasi di un comunissimo Fico d’india, in un bel gioco di luci ed ombre, di cui l’amore è fatto, penombre comprese.
È una pianta che attecchisce su terreni poveri e li arricchisce, l’amore purtroppo talvolta fa esattamente l’opposto.
È rinomatamente spinosa, come la materia di cui si tratta, l’amore per l’appunto.
Pungente come i dolori del Giovane Werther, le cui quasi invisibili spine una volta conficcatesi nella pelle puoi estrarle solo se la ammorbidisci, allo stesso modo la famosa “spina nel cuore” che se non “intenerisci” l’organo non esce più, appena in tempo per fare spazio alla spina successiva.
I suoi frutti sono succosi, ma pieni di minuscoli semi che si insediano tra un dente e l’altro e, specie se sei in pubblico, mica puoi sfilarli ficcandoti un indice in bocca. Come per il mal d’amore, ti chiudi in bagno da solo, piangi e con pazienza certosina li disincastri uno ad uno. Se hai un filo interdentale fai prima e se questo amore è legato ad un filo, ancora meglio, lo tagli ed è fatta salva la tua vita.
Ma trattasi anche di un frutto ricco di vitamine e che riduce il colesterolo, terribile nemico del nostro cuore, come certi amori impossibili.
Anche le foglie sono benefiche, se ripulite da spine, perché riducono i livelli di glicemia per tutti coloro i quali eccedono in romanticismo. Per non parlare poi dei fiori, antiossidanti e depurativi, financo diuretici e lassativi ed altro ancora non mi sento di aggiungere.
Insomma, per quest’anno, abbandonate i luoghi comuni e regalate al vostro amato o alla vostra amata un bel Fico d’India, per chi a Pantelleria vive non sarà difficile trovarne, nemmeno per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, tutti gli altri, i più ostinati potranno approfittarne per andare a fare un bel viaggio in Messico.
Foto di Giovanni Matta