A Rekhale, contrada a sud ovest di Pantelleria, c’è una famiglia che tiene in bella mostra una renna con relativa slitta per tutto l’anno.
Anche nei mesi estivi, sì.
Una di quelle che a Natale si riempiono di tante piccole lucine.
Da lì passo almeno due volte al giorno, se non di più e vi confesso che la mia invidia (altrimenti più bonariamente detta “aspirazione infelice”) raggiunge le massime vette tutte le volte che ammiro l’installazione.
Le ragioni del mio malcontento sono semplici e sono tre: ho cercato la RENNA a ricarica solare e non la fanno e io la vorrei energeticamente “pulita” (ognuno ha le sue fissazioni), a Natale non sono mai a Pantelleria e non l’ho mai vista accesa e a Palermo non avrei nemmeno dove esporla (che sia “green” o meno).
Se per voi è poco lo capisco, su di me la frustrazione raggiunge livelli inaccettabili.
Capisco che il mondo è afflitto da problematiche infinitamente più serie e comprendo pure che una Renna a Pantelleria o a Palermo non sarebbe nel suo habitat naturale.
Ma la fascinazione di un oggetto talvolta non dipende né dalla sua utilità né dal bene sociale che ne ricaviamo.
Io so soltanto che anche quest’anno i miei amici di Pantelleria l’avranno vista illuminarsi per tutti i giorni di dicembre e oltre ancora fino al compimento delle feste natalizie.
A me tocca vederla spenta, come reliquia dei giorni di festa, dentro le estati pantesche durante le quali sei fortunato se vedi una stella cadente o una stella marina.
E di questo non riesco a farmene una ragione.
Il Babbo Natale che si arrampica sul balcone potrei pure metterlo, non fosse che lo trovo invadente e inquietante.
Non ho un surrogato altrettanto ambito.
Anche l’albero di Natale riesce a rendermi insofferente: se fosse un abete vero è come se mi facessi consegnare una renna dalla Lapponia, quello finto (in dotazione) sparge insopportabili pagliuzze verdi che ritrovo per casa fino a maggio che è il periodo in cui trovo la forza di volontà per smontarlo.
Insomma, cos’altro dovrei aggiungere?
Che sono una donna ambiziosa e capricciosa?
Tutto questo solo per dirvi che, talvolta, bisogna nutrirsi di desideri stupidi e innocui.
Perché l’attorno è fatto da gente travestita da Babbo Natale che porta in dono desideri “martoriati” e aspirazioni “frustrate”.
Vi auguro un Natale di desideri innocenti.
E sappiate che una “Renna a Pantelleria non fa solo Natale”, ma riesce anche a fare Ferragosto.
Un sereno Natale a tutti voi da Barbara, Giovanni e Claudia.