Tre mesi trascorsi a dirle: “E dai, vieni a Pantelleria. È un’occasione unica, noi tre insieme come da ragazzi”.
Lei: “Io su un’isola non ci metto piede, è già tanto che viva in Sicilia. Volete che mi infili su un minuscolo pezzo di terra che non ha una terapia intensiva, né una libreria che sia degna di questo nome o una galleria di arte? Siete pazzi”.
Noi ad insistere come due beoti:” Dai, dai, dai! Ma ci siamo noi due. Sai che RISATE tutti insieme”.
Niente, irremovibile.
Fino a che La Repubblica non decide di pubblicare uno di quei pipponi sul Parco di Pantelleria raccontato dall’illustre ospite e abitante MARCO TARDELLI.
Da lì la svolta è stata improvvisa.
Telefonata celere:” Ragazzi lunedì arrivo!”.
Noi, felici e sorpresi: “Ma come!? Hai cambiato idea?”.
Lei, ipocrita come una faina (ma le faine sono ipocrite?): “Improvvisa nostalgia di voi due, ho pensato che aveste ragione. Quando mai ricapiterà di avere la possibilità di trascorrere del tempo noi tre da soli, in nome dei vecchi tempi”.
Noi due, Giovanni ed io, con sorriso beato stampato in viso.
Due imbecilli, insomma.
Arriva col suo cappello di paglia, fuori dall’aeroporto e noi festanti ad accoglierla le corriamo incontro per stringerla in un caloroso abbraccio, lei “con imposizione delle mani” a 70 centimetri dal nostro capo ci saluta.
“Così comanda il Covid”, ci spiega.
Ma la delusione è dietro l’angolo, anzi alla prima curva.
E ha il sapore di una domanda “svagata”.
“Ho letto che Marco Tardelli vive a Pantelleria, sapete se sia vero?”, lei chiede.
A tutta prima anche la nostra risposta è piuttosto superficiale: dal “si dice che” al “qualcuno afferma”.
Ma lei, a quel punto, diventa incalzante e comincia a pretendere dettagli, indicazioni, recita nomi di contrade, passaggi segreti, avvistamenti e allude a possibili appostamenti.
È stato lì che io e Giovanni abbiamo compreso che la nostra adorata amica non era venuta a trovarci sull’isola per nostalgia e sconfinato amore, o per lo meno, si in effetti era venuta per nostalgia e sconfinato amore, ma non verso di noi ma nei confronti del Marco Tardelli della sua memoria, dei Mondiali dell’82 e in nome di quel suo urlo muto con i pugni alzati.
È stata fortissima la tentazione di lasciarla a piedi, con 30 gradi, lungo la perimetrale e dimenticarcene per il resto dei SUOI giorni.
Ma a tutti si perdona un amore di gioventù.
Pertanto l’abbiamo ugualmente accolta a casa, l’abbiamo sistematicamente ignorata tutte le volte che ci ha proposto di andare a cercarLO, l’abbiamo minacciata che se avesse rivolto una sola domanda a riguardo a gente del paese l’avremmo portata a Salta La Vecchia perché ne ammirasse il panorama da molto vicino, le abbiamo spiegato che Pantelleria protegge i suoi ospiti con estrema cautela e che se avesse continuato ad insistere con questa ossessione adolescenziale l’avremmo messa sul primo volo per Palermo.
Adesso è in viaggio, felice, affacciata ad un oblò, mentre sogna il suo Marco Tardelli
D’altronde, per lei, tre giorni su un’isola, sono la misura esatta di una vacanza.
L’abbiamo salutata con la sigla della Domenica Sportiva, ridendo tutti e tre come i pazzi.
Perché possa tornare a Pantelleria il prossimo anno dovremo inventarci, la presenza di Miguel Bosé, non dovrebbe essere particolarmente difficile.