Balata dei Turchi a Pantelleria: il fascino selvaggio di un mare incontaminato

Balata dei Turchi a Pantelleria: il fascino selvaggio di un mare incontaminato

Ho fatto il bagno a mare lo scorso 5 gennaio e la mia pelle friggeva tutta.
Dopo cinque minuti il disagio era passato.
Due possibilità: avevo perso la sensibilità in tutta la superficie del corpo o ero già in ipotermia.

Quando arrivo a maggio a Pantelleria mi viene la stessa smania.
Anche se soffia ancora quel maestrale che fa a fettine gli arti e il naso io devo andare a fare il bagno.

Il luogo d’elezione è Balata dei Turchi: se ha piovuto di recente lo spasso inizia nel fare la discesa in auto. Mi diverto a farla di controsterzo, scivolo piano sul terreno morbido, mi fermo a guardare tra le fronde ancora verdi l’azzurro del mare.
È compatto, non ancora punteggiato da barche e gommoni.
Lascio la macchina un po’ in alto perché mi piace camminare e avvicinarmi lentamente, intravedere prim’ancora di vedere.
E vi giuro, il mio cuore batte fortissimo (e non è fiatone) ma l’emozione per una visione nota che, però, percepisco come sorprendente e inaspettata.
Ad ogni passo, mentre le suole pattinano e io rischio di finire col fondoschiena sul terreno, provo la stessa sensazione di quando sei lì lì per rivedere qualcuno che non vedi da molto e ti manca da tanto.
E poi arriva la distesa di roccia che “scivola” fino al mare.
A sinistra la roccia scende dritta fino al blu, più in fondo vedo la pozza con gli scogli affioranti, mentre  a destra il mio sguardo incrocia la baia verde smeraldo.

Arrivo allo scoglio di “lancio” che ho lasciato i vestiti “persi” e arresi lungo il percorso.
La pietra mi attende, quella alla destra del gancio e della corda di risalita.
Non aspetto, se attendessi non lo farei.
Mi tuffo.
Per un attimo, mentre riemergo, mi manca il respiro.
Poi comincio a nuotare.
Ed è in questo preciso momento che i miei sensi sono tutti in una specie di gioiosa allerta.
Qualche bracciata ché di più non si può, allora sollevo il capo dall’acqua, sposto i capelli dal viso e alzo la sguardo
È in quel momento che “sento” che tutto ciò che mi serve è esattamente attorno a me.
E che io sono nel MIO POSTO.

 
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