Bloccati “dentro un bagaglio”

Bloccati “dentro un bagaglio”

Esiste una “Sindrome” per tutto.
Ormai lo sappiamo e ce ne siamo pure fatti una ragione.
Io ne ho scoperta e testata una nuova che sottoporrò alla neuroscienza non appena dati e statistiche mi daranno conto della mia verità.
Si chiama la “Sindrome dei malo VISTUTI da partenza”
Il tema è sempre il viaggio, pertanto.
Che sia Pantelleria o Saigon la storia è sempre la stessa.
Infatti non importa quale sia la destinazione né la durata del viaggio ma una cosa è certa, per partire bisogna fare un bagaglio.
Comporre una valigia è un fatto.
Un fatto che ha una durata, ossia non si compie nel momento ma attraversa alcune fasi.
Di fatto esistono alcuni giorni prima della definizione del bagaglio e, per i più solerti (o ansiosi, fate voi) possono anche esserci dei giorni dopo.
In questi due lassi, in questo prima e in questo dopo, accade ciò di cui sto per parlarvi.

Prima di fare il bagaglio si lava la roba, si pensa a cosa portarsi, si comincia a fare una indistinta cernita mentale che, in molti casi (e su questo fonda la tesi di questa nuova SINDROME), ostacola l’utilizzo di buona parte del guardaroba in quanto possibilmente utile durante il viaggio.
Cosicché nei giorni immediatamente precedenti al confezionamento del bagaglio si va in giro vestititi in una unica maniera (non più di uno o due outfit) e per di più conciati con la roba più scadente che contiene il nostro guardaroba (maglie obsolete e pantaloni due taglie in più o in meno).
Una volta terminato l’affaire valigia, di fatto, la situazione è come si fermasse in uno stallo che non ti consente di utilizzare nemmeno ciò che non hai ficcato in quel maledetto bagaglio.
Improvvisamente tutto ciò che possiedi sembra sia contenuto dal tuo trolley, il cervello si paralizza e non hai più indumenti.
Letteralmente finiti, tutti posati lì dentro, l’armadio sembra si sia spopolato.
Inoltre sopraggiunge una certa ansia che ti impedisce di lasciare roba sporca o appena utilizzata per casa in tua assenza, come se ci fosse un’Entità Punitrice che sorveglia il tuo habitat mentre non ci sei e che ti obbliga a indossare quelle uniche tre cose che ti sarà consentito di utilizzare e lasciare sporche e a casa.

Il bagaglio contiene il nostro mondo.
Fuori è il nulla.
La casa si spopola, così anche gli oggetti diventano immobili, al tutto si accompagna anche una specie di solenne silenzio, scomparsi gli indumenti è scomparsa qualsiasi forma di vita.
Sopravvivono i tre capi che indossiamo da circa sei giorni.

Arrivati a destinazione, ovviamente, utilizzeremo un terzo della roba che ci siamo caricati dietro e dimenticheremo di avere svuotato armadi e cabine armadio per esser certi di avere con noi il possibile e l’impossibile.

Ma il risultato sarà approssimativamente molto simile a quello del “prima/dopo” della composizione della valigia.
Che siano tre, tredici, trenta i giorni di permanenza fuori da casa noi, tendenzialmente, continueremo ad usare non più di sette straccetti.
Gli altri 227 che ci siamo portati (perché non si sa mai) resteranno ben conservati, inosservati e inutilizzati.

Quanto al nome della SINDROME io ne ho proposto uno ad inizio dello scritto.
Forse necessiterebbe di qualcosa di più aulico.
Attendo, pertanto, i vostri suggerimenti.

 
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