Vi auguriAMO:
che impariate a tollerare con gioia il dentifricio senza tappo;
che guardiate la polvere sui libri con benevolenza;
che il vicino più rumoroso diventi il vostro migliore amico;
che le lampadine che si fulminano vi ricordino il Natale;
che la domanda “che fai a Capodanno” dimentichiate di averla sentita nell’attimo stesso che ve la pongono;
che la gastrite diventi il sintomo del fatto che siete vivi;
che chi vi suona dietro col clacson lo ascoltiate come melodia armoniosa;
che tutti i cretini che conoscete spariscano per sempre dalla vostra vista;
che pensiate che chi vi dice che la vita è bella si droga forte;
che vi rendiate conto che svoltato l’angolo non c’è proprio niente;
che non svoltiate mai l’angolo di casa mia perché è pieno di “munnizza”;
che troviate naive chi si scaccola al semaforo;
che pensiate che tutti coloro che mangiano con la bocca aperta lo facciano per il piacere di farvi vedere quanto di buono stanno assaporando;
che troviate accogliente il più scomodo giaciglio;
che impariate ad asciugarvi il naso colante col bordo della sciarpa e che restiate voi stessi, sempre, anche quando il vostro addome si tende a tamburo e l’aria gira vorticosamente e voi siete davanti ad una moltitudine silenziosa, ecco, questo vi auguro, che sorridiate sfiatando con dignità e prudenza;
in ultimo vi auguriamo un panettone senza canditi, una cuccìa senza zuccata e una cassata senza il tronfio mandarino.
E, per tutti voi, il migliore dei Baci Panteschi.
Al resto, tutto il resto, c’è un rimedio.
Foto di Giovanni Matta