Dal freddo dello Stelvio al caldo di Pantelleria: un viaggio tra estremi climatici

Dal freddo dello Stelvio al caldo di Pantelleria: un viaggio tra estremi climatici

Qualche giorno fa, dopo un rigenerante bagno nell’acqua ancora freschetta di Cala Tramontana, decido di tornare verso Rekhale da Tracino.
L’aria è ferma e il caldo si fa sentire come una cappa pesante, non è particolarmente umido ma si poggia sulla pelle senza vestiti come un manto caldo.

Decido di fare una sosta al negozietto all’uscita (o ingresso) del paesino per poi immettermi nella Serraglia.
È ora di pranzo e oltre al proprietario ci siamo soltanto io e una signora.
Entrambe poco vestite, la signora addirittura in costume e pareo.
Ci muoviamo in circolo tra gli scaffali, ciascuna intenta nella ricerca del necessario per approntare un pasto.
Io, abbastanza svagata come sempre, mi soffermo a guardare cose perfettamente inutili perché persa dietro ragionamenti che nulla hanno a che fare con la spesa.
Infatti, alla fine, prendo solo una lattuga e mi dirigo alla cassa.
Pago e mentre sto per uscire sento che la signora, accaldata come tutti, dice al negoziante: “E pensare che fino a tre giorni fa ero sempre in Italia, sullo Stelvio, ma sciavo”:

Le parole risuonano nella mia testa.
D’istinto sarei rientrata, spinta dalla mia “mordace” curiosità per avvolgere la signora di domande.
Ma, causa caldo (credo), non so come mai io abbia desistito.
Il resto della strada fino a casa l’ho percorso domandandomi (CASPITA, PERCHÉ NON SONO TORNATA INDIETRO???) quale potesse essere la percezione della turista passata dal freddo della neve, che solca il viso e irrigidisce le estremità, al caldo torrido di una Pantelleria a metà tra l’Italia e il continente africano, la cui temperatura mozza le idee e rende molli gli arti e le parole.

Nel mezzo c’è tutto.
Ci sono questi tempi climaticamente confusi.
Estremi che sembrano toccarsi nella loro durezza.
Un territorio, l’Italia, troppo piccolo per muoversi dentro questi due eccessi.
Non attraversiamo fusi orari né in latitudine né in longitudine.
Siamo uno stivale, portato con eleganza, perché di misura piccola.
All’altezza del ginocchio un ovale e al piede un triangolo.
Di sotto, minuscola, quasi invisibile Pantelleria.

Dalla neve che punge al sole che “schiaccia” sono solo circa milletrecento chilometri.
E come ha già detto qualcuno: “In mezzo c’è tutto il resto”.

Resta a noi “RIcostruire”.

 
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