“E portami I capperi questa estate, ma non dimenticare i cucunci e il passito.
Se ne trovi prendi anche i fichi secchi con l’alloro e le forme per fare i baci Panteschi.
Ho fame di Pantelleria”.
Ma vieni sull’isola, allora.
Perché io posso provare a portarti dei sapori.
Anche gli odori se mi chiedi l’origano selvatico.
Ma non posso spingermi oltre, la “danza” la trovi solo se vieni.
Sarà dentro le mura di un dammuso nel quale troverai il riparo e il sonno che meriti.
Nel limone solitario e testardo dentro il giardino pantesco.
Nei fichi del giardino che devi mangiare appena raccolti, lì esattamente lì, incontrerai il sapore dolce dell’estate.
Nei gelsi neri che ti sporcano le mani e le vesti (ma che ripuliscono il palato) ritroverai la fiducia un po’ ingenua che, in qualche modo, smacchierà i tuoi abiti.
Non chiedermi di portarti Pantelleria dentro un barattolo sottovuoto come fanno certi artisti contemporanei.
Perché io non ci credo.
Se cerchi qualcosa di contemporaneo, prendi un volo e trova un dammuso su questo pezzo di terra che respira e, come fosse un esercizio yoga, inspira ed espira insieme a lei.
Perché se è questa isola che vuoi degustare devi calpestarne il terreno.
Solo così puoi restarne sazio, altrimenti il languore ti lascerà sempre nel desiderio.
Nella fame di Pantelleria.
Foto di Giovanni Matta