Quando Barbara, che è il secondo membro del nostro team (la terza sono io), ed è, inoltre, colei che vive sull’isola e ne conosce meglio di tutti gli aspetti più inediti e reconditi, mi ha inviato questa foto io ho esultato per l’emozione che mi ha suscitato.
Barbara, allora, ha risposto con una semplicità disarmante: “Non sono stata brava a fare questa foto, quella mattina era tutto così bello che a qualsiasi click avrebbe corrisposto una emozione”.
Posto il fatto che io non la penso così, per il semplice fatto che a qualsiasi mio tentativo di scattare una foto decente, anche dinanzi all’incanto, ne viene fuori un quadro malamente deturpato da un vandalo per giunta inetto, ci tengo ad aggiungere che questa immagine è emotivamente forte e bella perché racconta la storia che sto per narrarvi.
Gadir è una conca d’acqua, d’altronde questo è il suo significato in arabo.
Nel lato nord orientale dell’isola, incastonato tra luoghi che si raccontano da soli per la meraviglia che si percepisce ad occhio nudo, Gadir è un villaggio di pescatori.
Molti di voi in questo momento staranno pensando: ma cosa ha di così unico un villaggio di pescatori in un’isola come Pantelleria?
Di fatto, un “villaggio di pescatori” (devo ripeterlo benché sia cacofonico) a Pantelleria corrisponde esattamente alla “eccezione che conferma la regola”.
Potremmo anche ragionare assecondando un sillogismo di tipo aristotelico come: Pantelleria è una isola, nelle isole ci sono pescatori, a Pantelleria sono tutti pescatori.
Ma il sillogismo è scorretto.
Bene, nel caso di Pantelleria e a costo di smentire la logica (volutamente ingannevole di Aristotele) posso affermare che per quanto questa sia un’isola e in quanto tale sia circondata dal mare, il pantesco non è di fatto un pescatore.
Anzi.
Da ciò, e grazie a quel grigio novembrino e all’atmosfera molto scottish di questa immagine, nasce l’emozione nel vedere quest’uomo che mette la barca in mare per dedicarsi alla sua giornata di pesca. Scenario che un po’ mi stupisce e mi commuove.
A Barbara quell’uomo ha raccontato che al villaggio i pescatori si contano sulle dita d’una mano e che in estate non possono pescare per una ragione di sicurezza.
Cosa resta loro?
Andare a “ritunni” (pesce azzurro chiamato Zerro) in questa stagione un po’ indolente, faticare come solo i pescatori sanno, per portare il pesce a casa.
Né a ristoranti né a turisti, il pescato è il cibo che apparecchierà le loro tavole.
Foto di Barbara Monteleone
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