Gli uomini di Pantelleria

Gli uomini di Pantelleria

GLI UOMINI DI PANTELLERIA, cavalieri senza macchia né paura

Sono una distratta selettiva.

Riesco a mantenere la mia concentrazione su alcune cose basilari come il lavoro o certi affari privati.

Ma alcuni accessori del quotidiano sfuggono totalmente alla mia attenzione.

É capitato quest’anno e per ben due volte, mentre ero a Pantelleria, che la sera, tornata a casa, avessi dimenticato le luci dell’auto accese.

Vivo in un posto abbastanza isolato in collina e non è affatto facile, in queste condizioni, ricevere aiuto.

Ma io sono una dal problem solving veloce, ma non sempre efficace.

Pertanto, entrambe le volte, dopo essere riuscita a mettere la macchina in posizione di partenza, per una discesa libera con accensione di seconda e di frizione, ho giocato il mio tutto per tutto.

D’altronde altre volte l’ho fatto in città, perché non riuscirci qui?

Per quanto la strada sia sabbiosa e impervia, fatta di curve a gomito che impongono improvvise sterzate, nonostante la sterpaglia ai lati non ti consenta di vedere a che distanza esatta da te siano i muretti, insomma, per quanto difficile l’impresa mi è sembrata possibile.

Non solo, ho giudicato che la ripida discesa senz’altro mi sarebbe stata di aiuto.

Un altro difetto che mi riconosco è la scarsa percezione del pericolo.

Mi avventuro spesso, e con ostinazione, in situazioni che non sono esattamente alla mia portata.

Lo faccio con una certa noncuranza e leggerezza.

Mia madre dice che il mio peggior difetto è la “mancanza di paura”.

Io mi vanto del fatto che, in talune occasioni, si sia rivelato un pregio.

Torniamo al punto.

In entrambe le circostanze, dopo essermi messa al posto di guida e avere cominciato la ripida discesa la prima sensazione è stata quella di essere alla guida di uno slittino sulla neve (emozione: divertimento cui segue una lieve preoccupazione).

Benché la macchina non si accendesse e fossi assolutamente cosciente del fatto che non avevo alcun controllo del mezzo, ho ripetuto la corsa (su stradina a doppio senso larga circa 3 metri e costeggiata da durissimi muretti a secco) almeno altre due volte, con un ottimo sprezzo del pericolo, rischiando di finire fuori strada un paio di volte o di lasciare l’impronta della pietra lavica sulla fiancata o nel frontale dell’auto.

Naturalmente arrivata in piano, scongiurati i numerosi pericoli, è arrivata anche la resa.

Ma ecco che avviene la magia.

Sono magie che accadono solo a Pantelleria o nei piccoli centri.

Avete presente la scena del film “The Witness” quando alcuni si mettono alla costruzione di una casa e dalle montagne arrivano ad uno ad uno e in silenzio tutti gli altri, senza che nessuno li abbia chiamati, per aiutarli?

Ebbene, scesa dall’auto afflitta e sconfortata, ho visto arrivare, entrambe le volte, gruppi di uomini pronti ad aiutarmi.

Spuntati fuori dal nulla erano lì per darmi una mano per far ripartire la mia automobile.

E in men che non si dica mi hanno rimesso al volante dell’auto.

Io non so ancora dove si nascondano questa specie di angeli custodi, ma vi assicuro che tutte le volte che ne ho avuto bisogno me ne sono trovata almeno un paio davanti.

Gli uomini di Pantelleria, sono cavalieri senza macchia né paura.

Foto di Serguei Nov

 
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