Ci ho messo un po’ di tempo prima di comprenderlo.
Qualcosina in più di un paio di conversazioni con la gente del luogo, dai più giovani agli anziani, soltanto per capire che qui il lavoro e le stagioni hanno un andamento esattamente opposto a quello cui normalmente ero abituata.
Si resta allibiti anche alla mia età, soprattutto se non hai riflettuto sul fatto che esistono luoghi che sono LAVORATIVI per un solo periodo dell’anno.
A sorprendermi è stato l’avere appreso che l’inverno pantesco è la stagione del riposo.
Non tutti evidentemente smettono di produrre.
Impiegati e simili (pochissimi in questa isola che conta settemila abitanti) hanno le “stagioni al posto giusto”.
Ma la maggior parte delle persone che depositano il loro sudore su questo suolo lo fanno, letteralmente, in estate.
Si comincia a maggio con la stagione della raccolta dei capperi e con una sveglia al mattino che trilla che ancora fuori è buio, a questo punto cominciano ad arrivare i turisti e uomini e donne sommano le ore di raccolto con quelle della manutenzione dei vari dammusi o dei servizi ai turisti.
Finita la stagione dei capperi, a metà agosto, il tran tran non cambia, la vite sostituisce il cappero e il resto della giornata volge nel medesimo modo.
Ad ottobre arriva l’ulivo che sostituisce la vite.
Ma a questo punto i turisti sono quasi tutti andati via.
È lo stesso per chiunque viva su quest’isola: che tu sia pasticcere, cuoco, idraulico o muratore nei mesi tra maggio e settembre, a determinate ore, interrompi il tuo lavoro principale e cominci quello a cui ti obbliga o “invita” la stagione.
A ottobre inoltrato la maggior parte degli abitanti di quest’isola va in vacanza forzata.
Una specie di letargo.
Sono donne nella maggioranza, quelle che per i mesi successivi vivono ritirate in casa a sbrigare le faccende e ad attendere che il giorno finisca.
Stanche di far poco o nulla alle otto di sera sono già a letto, poi la sveglia suonerà comunque all’alba per far trovare la colazione pronta al compagno il cui lavoro, talvolta, continua anche nella stagione del riposo.
Tutto questo potrebbe avere anche una sua bellezza, se solo fuori non piovesse trasversale gocce di un maestrale dispettoso.
Foto di Giovanni Matta