Era il 1646 e la “storia” narra che Palermo fosse dentro una terrificante carestia.
Quando, il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia arrivò al Porto una nave carica di grano sicché i palermitani, così affamati, lo presero e lo bollirono mangiandolo con un filo di olio.
Da allora il popolo palermitano, per devozione, nel giorno di Santa Lucia non mangia né il pane e nemmeno i suoi derivati.
Il voto prevede che si mangi cibo povero: grano, riso e patate.
Ecco.
Bene.
I devotissimi palermitani hanno deciso che mai avrebbero dimenticato Santa Lucia.
E nel tempo al sacro hanno affiancato il profano, ossia una seconda regale figura cui rendere omaggio.
Chi?
Il Re Flusso.
Il 13 dicembre a Palermo si mangiano arancine alla carne, al burro, agli spinaci, al salmone, al pesce, al nero di seppia, al telecomando della tv, alla sabbia di Mondello, al Detoxicon, al Netflix, alla cioccolata e ai giga illimitati.
Panelle dolci e panelle salate, panelle “inchiappate” (andate a cercare il significato su Google), panelle spolverate di cacao e cannella.
Cuccia ( FINALMENTE IL GRANO!) al latte, alla ricotta, al cacao con dentro fili di zucca canditi e gocce di cioccolata.
Gateau farcito di “Don Nanno cu tutte i quasiette” (questo ve lo traduco. Don Nonno con tutti i pantaloni): formaggio, verdure fritte, grigliate, panate, formaggi e prosciutti SANI.
Palermo il 13 dicembre è invasa da una cappa che odora di fritto, così gli abiti dei suoi cittadini.
E cosa accade a Pantelleria?
Lì vive gente seria.
Preparano il grano bollito, al limite misto al latte e al cacao oppure cotto nel vino e spolverato di cannella.
Gente seria i panteschi, niente a che vedere con quegli ingordi di noi palermitani.