Quando dico di lavorare a Pantelleria la gente mi guarda con un misto di ammirazione e incredulità.
Probabilmente, nell’immaginario collettivo, Pantelleria e lavoro è come se non fossero un binomio credibile.
Eppure, vi assicuro, che al di là della mia personale esperienza a Pantelleria la gente lavora e lavora anche tanto.
Sono circa sei i mesi che ti impegnano sull’isola.
Come fosse un anno infeltrito.
Pertanto, in questo tempo ristretto, tocca a tutti dover concentrare gli sforzi di un anno.
Ma esiste anche il risvolto della medaglia ed è la traduzione di quel po’ di ironia che tinge il volto di chi sente parlare di lavoro su quest’isola.
È vero, lavorare dentro un piccolo paradiso dimezza gli sforzi, li rende più umani e equilibrati.
Incontri persone nuove, intrecci inaspettate amicizie, rubi un bagno al mare e, comunque, a fine giornata nessuno ti può togliere la possibilità di un tramonto con accanto un calice di buon vino.
Probabilmente ha anche un po’ di ragione chi pensa che faticare in questo luogo sia un privilegio.
Io questo vantaggio, per quanto esistano sudore e fatica, lo avverto.
Me lo prendo.
Ne godo.
E lo redistribuisco a chi arriva a Pantelleria col viso stanco dopo un anno intero di fatica.
Foto di Giovanni Matta