Ci sono termini che, ormai, scrivendo di Pantelleria vengono fuori come fossero parte del mio lessico “famigliare”.
Di fatto si tratta di parole ormai “digerite” che però conservano una valenza solo se si parla di Pantelleria. Oggi è stato il turno della parola “Cùddia”, ricorrente come un mantra nel racconto di questa isola.
Nel corso di uno scambio di mail tra una cliente e me la signora desiderava sapere se durante il suo soggiorno sull’isola e dai dammusi da lei prescelti avrebbe potuto ammirare il tanto decantato tramonto pantesco.
Le ho risposto con molta onestà che, per ragioni che attengono al moto terrestre, a fine maggio dai dammusi che stava vagliando come possibili dimore non avrebbe potuto godere di quella vista.
Da uno dei due, tra l’altro, una Cùddia le avrebbe impedito di vedere il “tuffarsi” del sole nel mare.
Ho scritto “Cùddia” come se la nostra ospite fosse tenuta a conoscere il significato della parola:
così non è ovviamente e per email ho spiegato con poche parole il significato di questo termine.
E adesso sono qui per raccontarlo anche a voi, in maniera spero lieve e poco articolata.
Allora, cominciamo col dire che a Pantelleria vi sono VENTISETTE Cùddie, ragion per cui arrivati sull’isola capirete come il termine sia funzionale alla comprensione dell’isola e di alcuni suoi luoghi.
Cosa è una Cùddia?
La parola viene dall’arabo “Kudia” che letteralmente significa “grossa collina”.
Sappiamo tutti che Pantelleria è un’isola di natura vulcanica.
Ciò che vediamo è l’emerso di una struttura vulcanica sottomarina che si eleva di circa duemila metri e che nel suo tratto subacqueo è parte integrante di una faglia che collega Pantelleria all’Africa.
Le Cùddie o Kuddie non sono altro che crateri secondari (anche detti avventizi) formatisi in ragione della passata attività eruttiva dell’isola e oggi diventate dolci colline dai tanti e differenti colori: rosse, marroni, grigie, interamente verdi o fatte di colori che degradano dal grigio al marrone e che danno la precisa idea della sovrapposizione geologica dei materiali.
Dai termini alla morfologia geologica si coglie quanto vicine, fisicamente e letteralmente, siano la Pantelleria europea e il continente africano:
Blocchi cugini, se non addirittura fratelli.