Il Carnevale a Pantelleria può durare anche novanta giorni.
Novanta giorni sono tre mesi.
Tre mesi sono una stagione.
Una stagione è un quarto di anno solare.
In questo momento storico, abituati ad indossare una Maschera da undici mesi l’idea che stia per arrivare il Carnevale, per alcuni aspetti, mi inquieta.
Obiettivamente non è una festa che amo, se non nella sua accezione rivoluzionaria che la vedeva come il momento dell’anno in cui il servo avrebbe potuto travestirsi da padrone e viceversa. Ma ad oggi distinguere gli uni dagli altri è, di fatto, cosa estremamente difficile.
Quanto al mascherarsi mi sa che in un modo o in un altro lo facciamo quotidianamente ed anche in maniera inconsapevole. Sfido chiunque ad ammettere che colui che porta in giro, insomma il suo compagno più fedele, è se stesso o semplicemente l’immagine che più si approssima al suo io.
Carnevale, come tutti sappiamo viene dal latino e significa “carne levare”, un sacrificio che si impone a noi cristiani prima dell’avvento del “martedì grasso”, dove per chi è vegetariano rappresenta il quotidiano e, comunque, sostituire frittelle, chiacchere e leccornie fritte impastate di strutto fa sì che, alla fine della fiera, possa anche restare il termine martedì ma si possa elidere la parola GRASSO, perché nel frattempo è stato tutto il tempo lì a colare.
Ma a Pantelleria al Carnevale ci tengono, ci tengono così tanto da farlo durare mesi; praticamente è una sfida endurance, una specie di maratona all’allegreza che non ammette resa, il sequel di un sequel di un sequel che dura dall’ante guerra.
Nottate intere a ballare nei circoli, adulti in preda ad iperglicemia che danzano fino allo sfinimento, giornate sane a scucire e ricucire abiti che si distinguano da quello del giorno precedente o che, semplicemente, si distinguano, vestiti per singoli, gruppi, famiglie intere che rappresentano soap opere o sfilze di documentari da National Geographic.
Insomma da ciò che ho scritto trapela che il Carnevale non è tra le mie feste preferite, ma quello di Pantelleria bisognerebbe pur vederlo almeno una volta nella vita. Ma per novanta giorni consecutivi, no.
Foto di Uwe Conrad da Unsplash