I primi ad arrivare furono i Re Magi, erano i più vicini, mica i più veloci.
La tradizione dice che abbiano portato in dono capperi, passito e lenticchie.
Si narra che i tre girovagassero per l’isola domandando alla gente perché fossero dovuti approdare a Pantelleria, dopo lunga navigazione, mentre era stato detto loro di andare a Betlemme.
Lo smarrimento lasciò il posto alla consolazione quando la popolazione, con un buon passito e dei mustaccioli, fece loro capire di trovarsi nel posto giusto.
Si narra, anche, che una volta apprezzato l’habitat i tre, comprate canne da pesca e tremolina, ogni pomeriggio si recassero con abiti fastosi, calmi e placidi, su qualsiasi scoglio nei dintorni di Scauri.
Giuseppe, mandato in avanscoperta dalla Cometa che non conosceva la strada, fu il secondo ad arrivare.
Pensó che, alla faccia della tradizione, suo figlio sarebbe dovuto nascere non in una stalla ma in un Dammuso.
Che poi alle volte le due cose coincidono, ma lui non lo sapeva e questa storia della capanna di fango e paglia, di cui tutti gli parlavano, gli era anche venuta a noia.
“Maria, statti a casa tu”, aveva detto alla giovane consorte, “che parlo con chi so io e ti faccio partorire in un dammuso con abbeveratoio 60 X 120 questa volta”.
Insieme arrivarono bue ed asinello, perché a Pantelleria non ci sono recinti.
Pertanto i due si erano smarriti e cammin facendo tutti, MA DICO TUTTI, capirono che trattavasi degli animali eletti pertanto, senza che loro chiedessero indicazioni, tutti in un modo o in un altro li condussero al Dammuso Giuseppe.
Così in men che non si dica, i due quadrupedi, si trovarono ai lati di una mangiatoia costruita ad arte dal buon Giuseppe che, tra un pasticcino e un passito, aveva ammazzato il tempo aspettando la sua adorata Maria.
All’inizio ci fu una specie di baruffa tra pastorelli e pescatori per chi doveva essere in prima fila il giorno della nascita.
A risolvere tutto furono le donne sagge dell’isola che dissero senza colpo ferire: “Noi sistemeremo il Dammuso, voi sarete nelle retrovie in un ordine perfetto: un pastorello, un pescatore.
Non tagliate fuori gli agricoltori perché altrimenti non c’è niente per nessuno”.
Mentre la cometa vagava, perché le si era rotto googlemaps a causa del maestrale, fu proprio Maria che una volta avvistatala le indicó la strada.
I testi, purtroppo, causa le interferenze della cometa, non riportano l’esatta collocazione del Dammuso.
Studi recenti sospettano potesse trovarsi dietro l’isola dove, a tutt’oggi, non è consentito captare alcun segnale.
Maria, con pazienza e flemma, disse solo alla cometa: “A me queste diavolerie tecnologiche A.C. non servono, sono guidata da ben altro. Seguimi e ti condurrò dove nascerà mio figlio”.
Inutile dire che l’ultimo ad arrivare fu Lui, frignante e affamato come tutti i bambini di questo mondo.
Per sfamarlo, Maria, gli porse prima il seno e poi due baci.
Il primo, dolcissimo, sulle labbra.
Il secondo era un Bacio Pantesco e fu allora che il Bambino sorrise.
Ma questo, nelle scritture, non è riportato.
Foto di Giovanni Matta
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