Pantelleria e la sua volta celeste

Pantelleria e la sua volta celeste

Ho scelto il Dammuso Benimingallo perché ho visto una foto di alcune canne a formare un cerchio con un gran buco al centro e mi sono domandata se mai il sole sarebbe riuscito a centrare quel cerchio perfetto.
Siamo qui adesso e ancora non ho visto il miracolo compiersi.
Io e la mia bambina siamo troppo affaccendate nello stare dietro a quel che Pantelleria ci sta regalando: bagni di sole, bagni di mare, bagni di natura e “bagni asciutti”.

Quando ho portato la mia Giulia alla sauna naturale eravamo solo arrivati al frigidarium che lei, nei suoi fanatici dodici anni ha detto uno “UAO” che ha risuonato in tutta la vallata.
Le ho spiegato che questa non è un’isola chiassosa.
Piuttosto è silente perché dovremmo essere noi ad ascoltarla, lei mi ha guardata di sbieco come si guardano certe madri che la sparano grossa.
Abbiamo fatto due saune da dieci minuti intervallate dal fresco che esalava dalla valle di Monastero e questa volta ho provato a parlare io ma lei mi ha stoppato con la sua manina e mi ha detto: “Silenzio mamma, voglio sentire il rumore delle foglie degli alberi mosse dal vento”.
A quel punto ho compreso che poche parole, anche se dette da una millennial certe volte fanno centro.

La sera tornate al nostro dammuso, che è un nido, la versione più elegante possibile e immaginabile per un bambino di quel che può essere una piccola casa nel bosco.
La piccola aveva una fame da lupo e mi ha detto: “Mamma, proprio come la lupa che viene a trovarci ogni mattina mentre facciamo colazione. Lei aspetta buona e silenziosa che le regaliamo qualcosa del nostro cibo e poi se lo sbafa come fosse la cosa più buona del mondo”.
Io ho riso perché la vedo felice e appagata e con quelle due gote rosse che manco lei fosse Heidi e io “il vecchio dell’alpe”.

Poi le ho detto di andare al letto ma lei mi ha chiesto ancora una mezz’ora di tempo.
L’ho vista spostare la sdraio e mettersi proprio sotto il buco “celeste”, poi ne ha presa un’altra (attorcigliandosi nel tentativo di aprirle ma riuscendo a farlo manco fossero un cubo di Rubik) e poi, dopo qualche minuto che era seduta, mi ha detto: “Mamma, vieni qui accanto a me.
Magari non riusciremo a vedere il sole al centro esatto del cerchio ma questo quadro circolare di stelle sono certa che lo dimenticheremo mai”.
Un attimo dopo dormiva già.

Foto di Giovanni Matta

 
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