Pantelleria è silenzio.
Farcito di tutti quei suoni che promanano unicamente dalla natura, dal tuo respiro costante, dal tuo spostarti nel mondo o tra gli oggetti.
Scopri il silenzio quando ti allontani dal fiato dei condizionatori, dal vibrare dei motori, dal vociare indistinto.
Ne più e né meno come quando ti stendi sotto le stelle e non hai l’alone nebbioso delle luci artificiali attorno.
Arriva allora l’esclamazione di stupore, per la vista di quella migliaia di puntini luminosi che mai e poi mai avremmo immaginato potessero essere così numerosi.
Luci vecchie miliardi di anni, che appaiono come vecchi ricordi.
Il silenzio, anche quello è cosa vecchia.
Però è a un tiro di schioppo se vivi alla larga da certi suoni persistenti.
A casa mia, a Pantelleria, il silenzio è vigile.
È quello che mi consente di capire il verso del vento.
Che mi permette di avvertire lo sbattere della tela morbida di una sdraio lasciata aperta.
Che, anche se lontano, mi regala il suono del frangersi del mare sugli scogli.
Poi finisce che al silenzio ti abitui.
Come a tutto.
E allora diventano pure poche le parole, magre e scarne.
Un tributo ulteriore a questa pace ovattata.