Pantelleria gelosia che ti acceca e ti uccide assurda malattia

Pantelleria gelosia che ti acceca e ti uccide assurda malattia

E poi ci ritorni a Pantelleria, che te ne eri dimenticata e ti assale una nostalgia stranissima.
E voi direte che c’entra la nostalgia con un ritorno?
La nostalgia non deve sempre fare il paio con gli addii.

Posti come Pantelleria riescono a sovvertire i sentimenti. Ed in casi come questi ti chiedi come tu sia riuscita a stare lontana tanto tempo da questo posto.
Questa è la nostalgia di cui parlo. Una cosa che ha a che fare col passato che non hai serbato in cuore, che pensavi di avere potuto dimenticare e che quando riappare assomiglia molto anche al rimpianto.

Perché Pantelleria, Pantelleria a maggio, ha colori che a inventarli io non so neanche chi abbia potuti impastarli.
E qualcuno potrà pensare abbiano a che fare col divino, ma per me hanno a che fare con un terrestre che non ha né vizio né forma.
E sopra tutto, sopra il vento che oggi era un maestrale forte, sopra i vigneti raso terra, questa isola evidentemente dialoga con qualcuno o qualcosa che non siamo noi esseri umani, ma neanche qualcun altro troppo al di sopra delle nostre teste.
Pantelleria parla al fuoco che cala sopra il mare di Rekhale alla sera, ai gatti che anche adesso si sono riuniti sotto il nostro cannizzo e alla cresta di ogni onda.

Io non lo so con chi chiacchiera Pantelleria e questo mi rende terribilmente gelosa.

Foto di Giovanni Matta

 
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