Pantelleria, l’Isola dove le zanzare temono il vento

Pantelleria, l’Isola dove le zanzare temono il vento

Io sono una vittima sacrificale delle zanzare.
Esse dimostrano una smodata predilezione per il mio sangue.
Per anni ho vantato (assecondando una tra le tante becere credenze) di avere un elevato quantitativo di feromoni e di risultare perciò attraente al pari per uomini e zanzare.
Ma la storia, in entrambi i casi, faceva acqua.
Resta di fatto che io, per le zanzare (e chissà che non sia la stessa cosa per gli esseri umani) sono un po’ come quella specie di griglie contro le quali vanno ad abbrustolirsi, con la differenza che le attraggo allo stesso modo ma poi sono loro a dar fuoco alla mia pelle.

A Pantelleria il gioco cambia.
Perché su quest’isola anche le zanzare hanno abitudini diverse, ma soprattutto a dominarle più che l’autan, lo zampirone o l’“affaretto” a ultrasuoni, ciò che più le tiene più lontane è il vento.
Caldo o freddo che sia non importa, perché minuscole come sono (di fatto non so perché ma le zanzare pantesche sono più piccole di quelle cittadine) le folate le sposta e le strattona in maniera tale che loro non riescano a centrare il bersaglio.
Almeno questa è la mia teoria.

Perché di fatto, quando si alza il vento non si sente neanche il loro fastidioso ronzarti attorno.
Perché, bene che si sappia, nel silenzio dell’isola e in pieno giorno il loro ronzio assume i decibel di una motosega.
E che non vi venga in mente che io stia esagerando, perché (zanzare a parte) del silenzio di Pantelleria si potrebbe narrare e parlare e discutere per cento e mille anni.
Solo che, a questo punto, ad interromperne la perfezione sarebbe questo inutile frastuono di parole che riempiono la bocca, la impastano e fanno anche fatica ad essere digerite, che se sei almeno un po’ furbo la cosa migliore che puoi fare e ingoiarle in una botta e lasciare che il silenzio scenda giù da solo, come acqua fresca dopo una rinfrancante passeggiata a fine giornata.

 
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