Paolino cane fino al Dammuso Casa di Sopra

Paolino cane fino al Dammuso Casa di Sopra

Quando hanno aperto la porta di casa non vedevo l’ora di entrare, ma LORO: “No! Tu qui fermo, non puoi entrare”.

Io, che sono un cane bene educato, non ho varcato la soglia, sono rimasto su due zampe, che sembravo roba da circo e poi mi sono acquattato lì, sul ciglio, aspettando un permesso che non é arrivato.

LORO erano entrambi tutti un “Uuuh meraviglia! Apriamo le finestre. La casa é un sogno. Prendi l’acqua dal frigo. Non disfare i bagagli, tira fuori solo i costumi”.

Ed io lì, a grattarmi dietro l’orecchio, fermo all’ingresso ad attendere che si ricordassero di me.

Poi sono arrivati e hanno riposto le mie due ciotole con l’acqua e i croccantini, fuori vicino al tavolo, in un posticino all’ombra. Allora ho fatto un’abbuffata. Poi mi sono disteso lungo, lei si é avvicinata ed io mi sono messo a pancia in su, che a lei piace un sacco e a me pure, e mi sono fatto un pienone di grattini che alla fine mi si son chiusi gli occhi da soli fino a dormire il sonno dei cani migliori.

Quando mi sono svegliato la porta di casa era aperta, ho ficcato il muso dentro ma non c’era nessuno. Sono ubbidiente io e non sono entrato. E poi dovevo fare la pipì e mi son fatto coraggio, nessuna auto e nessun padrone, ma cespugli, alberelli, terra che se mi sporco le zampe ed entro in casa chi li sente quei due, ma, da cane coraggioso, mi sono incamminato.

Ho trovato un angolino niente male e ho fatto lì quel che dovevo fare, anche di più a dire il vero.

LORO non erano con me, pertanto non avevo il sacchetto e poi non avrei potuto certamente raccoglierla, ho pensato potessi lasciarla lì,, ho smosso un poco la terra giusto a coprire il monticciolo appena prodotto. Ad una tratto alla mia destra é sbucata la prima lucertola. Cavolo che corsa mi son fatto per inseguirla, ma é stata più veloce di me caspita però poi ho visto un uccello di quelli che mai mi sarei sognato di vedere e mi sono messo immobile, orecchie a punta, schiena lievemente inarcata e lui mi fissava, appena ho mosso un muscolo é volato su un ramo irraggiungibile, ma tanto avevo appena adocchiato una serpe liscia e lunga che me la sono data a gambe manco fossi un coniglio più che un cane, scampato il pericolo mi sono rotolato nella terra che é stato un piacere.

Poi ho sentito LORO che mi chiamavano e sono corso come una lepre, anzi no, come un cane felice e li ho visti accanto all’auto, sportello aperto e sono saltato dentro che avevo da grattarmi e grattarmi come non mi fossi mai grattato nella mia vita.

LORO ridevano: “Al ritorno dovremo far lavare questa macchina, sarà piena di pulci”.

Avrei voluto dirgli che io le pulci me le mangio mica le lascio sul sedile, ma ho preferito lasciar perdere.

Appoggiato al finestrino dell’auto, con il vento tra le orecchie, ho visto cose che voi cani neanche potete immaginare e poi, d’un tratto di nuovo fermi e:” Dai, salta giù”, mi hanno detto.

E lì mi sono divertito davvero, perché mi sono fatto una gran corsa, saltando qui e lì, anche perché le pietre bruciavano e poi avevo visto il mare, caspita, il mare e, senza pensarci un attimo, dal primo scoglio sono saltato giù con un tuffo da cane olimpionico e li sentivo ridere quei due, mentre io già ero al fresco.

Quando sono arrivati sono uscito fuori dall’acqua e mi sono fatto uno scrollone che li ho bagnati tutti e due, un poco per gioco un poco per dispetto, ma loro hanno riso che se l’avessi fatto a casa sarebbe stata punizione severa e finte sculacciate col giornale vecchio.

Poi si sono tuffati ed io con LORO, mentre guaivo di gioia e nuotavo dall’uno all’altra senza potermi fermare. Uscito dall’acqua mi sono sistemato per benino al sole che faceva freddo, poi ho giocato coi granchi e ficcato le zampe in qualche tana di non so che.

Siamo tornati a casa che quasi faceva buio. Sono andato a cercare la lucertola di prima ma al suo posto c’erano una fila di formiche e le ho osservate a lungo, ho fatto sette volte la pipì tutta intorno alla casa e ho mangiato tutti i croccantini della ciotola. Nel frattempo si è fatto buio e LORO erano dentro, questa volta mi sono fatto coraggio e con le due zampe anteriori ho superato l’uscio e mi sono stiracchiato tutto col sedere a punta come quando faccio il vanitoso.

Mi hanno visto: “Dai entra, di notte dormi in casa”.

Disteso ai piedi del letto ho fatto lo sbadiglio più lungo della mia vita, entrambi sono venuti a darmi la buonanotte e ho guaito di amore e felicità.

Foto di Giovanni Matta

 
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