Solo quattordici lunedì ci separano da un tempo che, all’inizio di questo inverno, sarà sembrato un po’ a tutti immaginario: il tempo dell’estate.
(Anche la mia a Pantelleria).
Allora io adesso, insieme a voi, provo a farmi beffa di questi giorni che ci separano dal sole e dalle belle giornate.
Il primo lunedì lo lasciamo trascorrere inventandoci che sia un giovedì prossimo al fine settimana.
Il secondo lo deponiamo come un’arma davanti al vincitore.
Il terzo lo facciamo accomodare sulla più comoda delle nostre poltrone.
Il quarto lo salutiamo come il più antipatico tra i nostri conoscenti, che mal tolleriamo, per poi voltargli le spalle e fare smorfie e sberleffi.
Il quinto lo accompagniamo alla porta con buon grazie e educazione come si fa con certi ospiti indesiderati.
Il sesto lo paghiamo come una bolletta.
Il settimo lo ignoriamo come certe notifiche amministrative.
L’ottavo lo abbracciamo stretto ma così stretto che lui stesso avrà soltanto voglia di scappare via.
Al nono chiediamo di sposarci, così sarà facile che lui se la dia a gambe.
Al decimo diremo che può riposarsi così che non ci darà noia.
All’undicesimo spiegheremo che i lunedì servono al sabato come il pane alla nutella.
Al dodicesimo racconteremo che il giorno più bello della nostra vita è stato un lunedì.
Al tredicesimo canteremo una serenata così stonata che non gli resterà che chiudere le imposte, buttarsi sul letto, e trattenere il guanciale ben stretto sopra la testa.
AL QUATTORDICESIMO faremo un inchino profondo e lo ringrazieremo per essere arrivati al sei giugno del 2022 come si arriva ad una cerimonia cui nessuno di noi avrebbe, mai e poi mai, voluto mancare.
Foto di Giovanni Matta
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