Quest’anno (dopo un tempo che sconosco) è stato apposto un divieto di balneazione nel porticciolo da diporto di Scauri a Pantelleria.
Direte voi, trattandosi di un porto va da sé che la balneazione sia vietata.
E questa, per quanto riguarda le mie scarse nozioni giuridiche, apparrebbe una realtà inconfutabile.
Non mi intendo di diritto, meno che meno per quanto concerne quello marittimo.
Ho fatto le mie ricerche e non mi sono sembrate esaustive.
In generale, io credo che la questione, nel suo insieme, sia estremamente complessa e preferisco evitare i risvolti legati alle norme e piuttosto mi soffermerei su questioni infinitamente più piccole e umane.
Posto il fatto che nella maggior parte delle isole minori siciliane questo divieto (ragionevole) viene “mitigato” dal posizionamento di boe che consentano un corridoio per i natanti e uno per i nuotatori (non si tratta di porti veri e propri, ma di luoghi appena coperti dal mare aperto nel quale hanno alloggio solo piccole imbarcazioni) ci si chiede come dopo tanti anni, oggi, sia stato apposto questo divieto (la capitaneria si è espressa e ha detto fosse preesistente) senza deroga alcuna.
Io penso da essere umano (complesso e difettoso).
Pantelleria è un luogo dove esistono persone: lavoratori che godono di un tempo scarso, turisti e abitanti dell’isola cui, per scarsa mobilità e difficoltà nel deambulare, quel luogo era un avamposto verso un mare altrimenti inaccessibile.
Pantelleria è un’isola il cui mare, in un modo o in un altro, va guadagnato e non credo che ci si possa “girare dall’altro lato” e far finta che non esista una fetta di visitatori o abitanti che necessitino di un facile accesso per potere godere di un rinfrescante bagno.
Vorrei che questo mio post non desse adito a polemiche decostruttive.
E se la mia “empatia” mi dovese trarre in inganno vorrei mi fosse detto in maniera chiara e “pulita”.
Non detengo il “vero”.
Magari.
Quando e dove posso cerco di porre domande a me e agli altri.
Le risposte, quelle giuste, mica possono arrivare sempre…
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