L’aeroporto di Pantelleria è veramente piccolo e delizioso.
Pulito, ben tenuto, e al suo interno ha anche una rivisitazione in chiave moderna del “Giardino pantesco”.
Insomma, per me che provengo da una città (Palermo) il cui aeroporto è una specie di cantiere in divenire “in saecula saeculorum”, dove già all’ingresso cogli quel senso di precarietà, abbandono e decadenza tipica della Sicilia, questo mini aeroporto mi consola rispetto a ciò che è stato, ma soprattutto rispetto a quello che questa terra potrebbe essere.
Ancora una volta ho fatto il giro largo.
Ma, d’altronde se le vicende non vengono contestualizzate in maniera adeguata, si potrebbe perdere anche il senso del racconto (credo).
L’aeroporto in questione, non è un HUB internazionale.
Gestisce un traffico davvero modesto, pur non di meno ha ampi spazi.
L’altro giorno ero in attesa di un amico in arrivo.
Fuori faceva “il caldo dei caldi” per cui ho deciso di entrare dentro dove, almeno, sarei stata al fresco dell’aria condizionata.
Agli arrivi vi è una zona dedicata alle agenzie di autonoleggio, tre per l’esattezza.
E io mi aggiravo con fare annoiato dentro questa specie di saletta vuota, eccetto il personale in servizio, quando ho notato gironzolare tra i banchi di prenotazione un gatto bianco e miele che saliva e scendeva da stampanti, aggrappandosi agli schermi, sfilando tra i cavi e planando su fogli impilati come se fosse “il padrone dei padroni” della stazione aeroportuale.
Ho notato il collarino e mi sono avvicinata.
L’isola è piena di gatti, ma generalmente non indossano un collare e, soprattutto, non amano essere avvicinati.
Costui, invece, al mio primo richiamo è accorso strusciandosi e facendo le fusa (prima espressione di stupore sul mio viso).
Quando all’improvviso un innocuo barboncino, in attesa di qualche padrone in arrivo, ha cominciato ad abbaiare e il gatto FIFONE si è subito andato a rintanare tra una stampante e l’impiegata di un autonoleggio.
Siccome “CHE” io sono curiosa (ma non sono semplicemente curiosa, sono CURIOSA carattere “calibri corpo 88 in bold”) ho immediatamente domandato alla signora se il gatto le appartenesse e la signora con un fare assolutamente naturale, che trasudava l’evidente fastidio che si prova innanzi ad una domanda ovvia, mi ha risposto: “No. Lui si chiama Teo ed è il gatto dell’aeroporto”.
Ecco, ovvio, come non averlo compreso prima, di fatto quasi tutti gli aeroporti hanno un gatto.
Ci mancherebbe!
Il gatto ritratto nella foto è Teo, il felino “bielica”.
Foto di Claudia Picciotto