La sensazione che sto per descrivervi so che è molto personale e assolutamente discutibile.
Ma, per l’appunto, si tratta di un vissuto soggettivo tra il fantasioso e il visionario.
In questi giorni di “relativa” tranquillità sull’isola ho avuto modo di percorrere alcuni sentieri e mentre il mio passo procedeva su strade lastricate di “balate”, levigate e usurate dal tempo, ho pensato che stessi camminando sul dorso di un animale vivente sprofondato in una specie di dormiveglia.
Passo dopo passo mi sono chiesta che tipo di animale avrei immaginato potesse essere e ne ho esclusi una lunga serie (la mia fantasia galoppa!).
Poi sono arrivata al punto.
Pantelleria è un’isola fiera e feroce, coriacea, impetuosa, voluttuosa e aspra.
Ti giri, d’un tratto, e la vedi fumare.
Dall’ altro si placa, sotto un vento leggero che soffia sul caldo torrido di alcune giornate senza fine.
D’improvviso, pertanto, mentre mi inerpicavo su spuntoni aguzzi l’ho accarezzato l’animale e mi ha risposto.
Un fendente sporgente mi ha detto su quale fantasioso animale stessi camminando.
É il dorso di un Drago, ho pensato: lo stesso che mi fa respirare il vento che esala dalla terra e dal mare, quello che mi dona una indolente pigrizia e al contempo mi carica di un’energia dirompente.
Lontano parente di un Nettuno innamorato di certi rettili che vivono tra terra e acqua.
E su questa schiena irsuta ho sistemato il mio zaino, mi sono distesa e mi sono soffermata a guardare il cielo.
Piccole nubi, come sbuffi di un vapore sotterraneo, si muovevano sopra la mia testa.
Pantelleria, se non altro, è fantasia.
Foto di Claudia Picciotto
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