La “Festa dei morti” si celebra in Sicilia il 2 novembre e, si dice, che questa tradizione sia datata attorno al X secolo.
A Pantelleria è attesa come la festa anticipatoria di una lunga serie di ricorrenze gioiose che si concluderanno con i tre mesi del famoso carnevale pantesco.
Tra Celti e Romani la tradizione di celebrare i morti è passata di popolo in popolo e ciascuno l’ha trasformata a seconda della sua cultura e del suo territorio.
Nel sud Italia questa festa assume contorni originali e si impegna nell’arduo compito di avvicinare i bambini al concetto del trapasso in maniera non luttuosa ma gioiosa.
Si narra ai bambini siciliani che nella notte a cavallo tra il primo e il secondo giorno di novembre i nostri cari estinti vengano a trovarci, casa per casa, lasciando doni qui e lì, nascondendoli nei posti più impensati cosicché al risveglio i piccoli possano dedicarsi ad una specie di caccia al tesoro per individuare doni e leccornie lasciati a loro da chi, ormai, ci ha lasciati per sempre.
Il concetto di Θάνατος, che aleggia su tutti i popoli a sud del mondo ne ha modificato la cultura, l’ha plasmata a seconda dei territori e della natura propria delle genti.
Nel caso specifico l’essenza della festa è nel tentativo di indurre i bambini a modificare il concetto di morte e abbandono, facendo credere loro che i defunti pensano ancora ai viventi con dolcezza, allegria e amore.
Di converso nello stesso giorno adulti e bambini si recano nei cimiteri a portare fiori a chi non c’è più, come segno di riconoscenza e come dimostrazione del fatto che anche i viventi conservano memoria dei loro cari estinti.
Trovare il regalo desiderato, frutta secca, dolci di pasta di mandorle, le pupe di zucchero (tipiche della tradizione siciliana), caramelle e ciambelle sono consolazione, memoria e futuro.
Che i popoli del sud siano ricchi di fantasia e ingegno è cosa ben nota.
Che trascorrano la vita nel continuo passaggio tra tragedia è farsa è cosa altrettanto nota.
Che sappiano ispirare, con ricorrenze a metà tra magia e sogno, le giovani generazioni è altrettanto risaputo.
Si attende soltanto che dal passato apprendano lezioni per il futuro e che quest’anno, come per gli anni a venire, tra le bancherelle dei mercatini per la festa dei morti, ci siano più “dolcetti e scherzetti” e meno armi giocattolo.
Buona festa a tutti, a grandi e piccini.
Foto di Giovanni Matta