Faccio vibrare una ad una le corde della mia chitarra scordata.
Perché l’ho dimenticata a casa e qui, su questa terrazza, mentre il sole scivola piano piano dietro delle nubi azzurro e arancio, continuo a farle vibrare queste corde, ma nella mia testa.
Prendo il LA e comincio ad accordare i miei pensieri uno ad uno.
Venire a Pantelleria è stata la FUGA che suono tutte le volte che al mio DO di petto mi si oppone un contrappunto che asseconda una linea melodica che FA battere la mia testa e non il cuore.
Il CONTRAPPUNTO, fino ad oggi, mi ha salvato la vita.
Ad un vissuto CORALE ho sempre contrapposto un ASSOLO, come l’assiolo che da lontano fa echeggiare il suo inconfondibile “chiù “.
Adesso le corde vibrano tutte per come dovrebbero e comincio a suonare, mentre il rumore del vento tra le foglie dà vita ad una TOCCATA che fa vibrare il mio cuore.
È un ENSEMBLE quando arrivano i fiati e si aggiungono le percussioni di persiane e porte sbattute dal vento.
Quando il direttore di orchestra segna il calare le cicale cominciano a sfregare le ali e io comincio a PIZZICARE le corde.
Ad un ritmo regolare che è quello delle mie tempie che pulsano.
Vibrazioni perfette dentro un tempio naturale, durante un tempo battuto da un metronomo immaginario al suono d’una musica corale.
Mentre la mia chitarra scordata non FA altro che ricordarMI che alla mia solita fuga avrei dovuto opporre solamente il SI che lei attendeva.
Foto di Giovanni Matta
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