C’è un posto sulle Madonie che ormai, pur esistendo realmente, risiede più nella geografia del mio cuore che in quella spaziale.
È una piccola casa su una collina che guarda a un paese che, visto da lì, sembra una cascata di tetti.
È il luogo della me bambina, quella che respirava ancora dal seno materno e della me ragazzina, emancipata a forza da quell’intreccio di odori, abile cacciatrice di grilli da liberare poi in una nuvola di riconquistata autonomia, alla ricerca costante di rametti di liquirizia da dissotterrare e succhiare e impegnata in improbabili gare di apnea nell’abbeveratoio vicino.
Vigili come gendarmi, all’ingresso del vialetto che conduceva alla casa, due grandi querce totalmente avviluppate da cespugliosi e spinosi rovi di more.
Tra gridolini e infantili imprecazioni mi introducevo nel groviglio e una ad una, scelte con cura e maestria, le facevo fuori tutte.
Dalle più morbide e dolci alle più aspre e immature.
Sapore indimenticabile, come gli immancabili graffi a sangue per venire fuori dall’intrico nodoso.
Pantelleria.
La casa nella quale abito è in alto su una collina.
Una strada stretta e incerta (il doppio senso la rende percorribile in maniera dubbiosa) sulla quale pochi giorni fa mi sono imbattuta in una scena dal SAPORE indimenticabile.
Entrambi i versanti della via sono percorsi da rovi di more e chino, lento e preciso, come la me bambina, un uomo anziano con un sacchetto di tela sceglieva con lentezza quei frutti spontanei.
L’ho seguito piano piano, per non disturbarlo.
In auto camminavo al suo passo, per non infastidirlo nel suo meticoloso lavoro.
A un tratto me lo sono ritrovato, l’uomo intendo, curvo al mio finestrino con un pugno di quei frutti spontanei in una mano.
“Sono i suoi”, mi ha detto.
Li ho presi furtivamente, come li avessi rubati, e gli ho regalato il sorriso più felice di questa mia mezza età.
la più bruna delle more l’ho subito portata alla bocca e all’improvviso è riaffiorato, tra lingua e palato, il gusto di quei frutti minuscoli e asprigni.
Collocazione diversa.
Dalle Madonie al viottolo pantesco, con vista su Rekhale, la strada è tanta.
Ma sembra che per certi ricordi il percorso duri solo qualche attimo.