Io vivo a Palermo dove ho una casa.
Nulla di sorprendente fino a qui.
Vi trascorro quanto più tempo possibile ma si dà il caso che non sia l’unica casa nella quale io viva.
Per diversi mesi all’anno trascorro il mio tempo a Pantelleria e questo comporta che anche lì io abbia un’abitazione.
Poi, causa varie e tortuose ragioni, io durante il mio anno solare abito altre case.
Immagino che questo possa capitare a molti di voi per fatti che attengono a questioni lavorative o familiari.
Non fosse che alla mia veneranda età (55 anni spesi nel vano tentativo di trovare un vago sentore di stabilità) questo comincia a costarmi una certa fatica.
È bello andare in vacanza e imparare a destreggiarsi in una nuova casa.
Io li immagino i miei clienti che si svegliano nel cuore della notte e pensano: “Ma dove sono?”.
È una sensazione forte, non sempre piacevole, solo che in questo caso quando realizzi che sei dentro un fantastico dammuso in un’isola come Pantelleria, ti giri dall’altro lato e ti riaddormenti.
Più difficile può essere trovare la strada per il bagno in preda a qualche urgenza.
Ma è un fatto momentaneo, sai che ha una durata e che nell’arco di una settimana (giusto il giorno in cui dovrai lasciare isola e Dammuso) probabilmente avrai assunto tutte le coordinate necessarie.
Io no.
Io trascorro l’anno brancolando.
Ho il tempo di riabituarmi alla posizione degli interruttori di casa mia che devo lasciarla per apprendere, a luci spente, il posizionamento di nuovi pulsanti.
Ecco io, in questo mio vagabondare, più di tutto soffro dell’aver perso “il senso dell’interruttore” oppure “il senso della maniglia della porta” o ancora “il senso del frigorifero”.
A voi sembrerà cosa da poco ma brancolare nel buio strisciando le mani su pareti, entrando in una stanza credendo che sia un bagno e trovarvi un letto, tirare verso di sé una maniglia quando dovresti pigiare e spingere, sono cose che a un certo punto della vita rischiano di destabilizzarti.
So che è un problema che affligge molti e credo che ancora la scienza moderna non se ne sia occupata con l’attenzione che merita.
Pertanto coltivo una certa comprensione per tutti i nostri clienti quando li immagino uscire dalla porta di casa per recarsi in bagno.
Ho una stima incommensurabile nei confronti di chi viaggia molto per lavoro.
Al contempo chiedo che la materia venga studiata e approfondita da studiosi nel campo della “casologia”, della “viaggiologia” e dell’”interrutorologia”.
Perché ve lo assicuro, oggi come oggi, ciò che più mi affligge e il mio tastare i muri alla disperata ricerca di un interruttore.
Non si può perdere così, e a soli cinquantacinque anni, quel vago senso dell’orientamento che ti fa sentire a CASA.
(La cucina che vedete nell’immagine è parte del Dammuso Cuddia)